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Settembre dell'anno stesso, in cui lo Spedale ne prese il possesso, siccome da Carta del suddetto Archivio si ricava. Ciò presupposto, io dico, se i Gesuati stati già fossero nel 1383. in Firenze, loro premura sarebbe stata di dare esecuzione al Testamento, questo non costa, dunque nel 1383. non avevano essi per anche messo piede in Firenze. Potrebbe mai essere, mi si dirà da alcuno, che saputa il B. Ridolfo l'angustia del luogo, in cui si trovavano i suoi Confratelli in irenze, volesse loro quivi procacciare altro asilo più comodo? Questo a parer mio non può supporsi, mentre il menzionato Testatore non avrebbe usato l'espressioni reliquit ducatos sexcentos, de quibus ematur unus locus pro habitatione dicforum Pauperum in Civitate Florentie, vel eius Comitatu, ma avrebbe detto reliquit ducatos sexcentos, de quibus ematur alius lecus &c.

E qui serva di aver perfuntoriamente accennato, ove era la loro residenza, quale poi commutarono con quella di S. Giusto a Pinti, ridotta già magnifica, mercè la stima, e l'amore, che procacciato si erano, de' Fiorentini, i quali a gara un dovere si fecero di aiutargli, e di concorrere alla spesa per il nuovo editizio. La menzionata Bolla di cessione, che dicesi dal Pad. Richa esistente nell' Archivio del Monastero di S. Pier Maggiore, smariita forse nella soppressione del C2

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medesimo, o nella traslazione delle Carte nell' Arch. Diplom., toglier potrebbe le contradizioni, che trovansi ne' nostri Scrittori, i quali non sono univoci nell'assegnare l'epoca precisa del loro passaggio; di fatti il Gherardi, come si è accennato, dice, che la Bolla di donazione (1) di Eugenio IV. è del 1439, il Padre Richa Tom. IX pag. 98. del 1435, ed il Lami Lez. Tose. T. II. pag. 372. accenna un Istrumento rogato nel 1434: Adum in Capitulo Injesuatorum posito in loco corum residentie site in domibus Monasterii S. Iusti delle Mura extra, & prope Portam de Pinti Civitatis Florentie; ma quì è da supporsi, per non derogare alla fama di un uomo si immortale, che possa esserci occorso qualche errore tipografico, mentre poco sopra rammenta un contratto del 1442 in circa, estratto dal Protocollo di Ser Gino da Pulicciano, ed un altro di Ser Filippo di Bernardo Mazzei di Castel Franco di sotto del 1460 in circa, in cui sono nominate Moniales S. Iusti delle Alura; nè queste epoche credo, che vadano esenti da qualche equivoco. A parer mio l'asserzione del P. Richa

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(1) Il Brocchi, a cui forse era ignota questa Bolla, dice nel Tom. II. Par II. p. 182, che questo luogo fu loro dunato dalla Repubblica Fior., e il Pa• dre Richa T. IX. delle Chiese Fior. dalle Monache di S. Pier Maggiore. Come va?

è la più ammissibile, mentre dicendo il Lami (ivi pag. 372.) che i Gesuati venderono ai Confrati della Confraternita di San Paolo l'antico loro Convento nel 1438, viene tacitamente ad accennare l'epoca del loro passaggio, avvenuto forse subito dopo l'ultimazione della nuova fabbrica, la quale dal 1435 al 1438. poteva esser compita. Comunque sia trovo nel testamento nuncupativo di Giovanni Macognini Citt. Fioren. nell' Arch. Dipl. rogato da Ser Paolo del fu Ser Lorenzo Bonevieni a' 22. Marzo del 1472, che lascia Fratribus, Capitulo, Monasterio Inihesuatorum existentium penes menia Civitatis Florentie, & extra lanuam de Pinti barilia duo vini boni in perpetuum. Dunque nel 1472. di già i Gesuati vi abitavano, c tanto basti per l'oggetto nostro, qualora ometter non vogliamo di aver trovato nel Codice XR. già Stroziano, essere stati.questi Frati di S. Giusto dalla Rep. Fior, esentati nel 1442. dalle Imposizioni del Comune, e di aver letto in un Istrumento del 1464. A&um in Pop. S. Petri Maioris extra menia Civitatis Flor., & in Oratorio, seu Conventu Pauperum Iesuatorum Ordinis B. Iohannis Columbini de Senis de mandato Ven. P. Nicolai olim Stephani de Monte Politiano.

Il nuovo eretto magnifico edifizio così cel descrive minutamente il Vasari nel T. IV. delle Vite de' Pittori p. 283. dell' ediz. di Siena

del

del 1791.,, Questa Chiesa di S. Giusto dunque, la quale fu Architettura di Antonio di Giorgio da Settignano era lunga braccia 40, e larga venti a sommo, per quattro scaglioni, ovvero gradi si saliva a un piano di braccia 6, sopra il quale era l'Altar maggiore con molti ornamenti di pietre intagliate. E sopra il detto Altare era posta con ricco or namento una tavola, di mano di Domenico Ghirlandajo. A mezzo la Chiesa era un tramezzo di muro, con una porta traforata dal mezzo in su, la quale metteva in mezzo due Altari, sopra ciascuno de' quali era, come si dirà, una tavola di mano di Pietro Perugino. E sopra la detta Porta era un bel lissimo Crocifisso di mano di Benedetto da Majano messo in mezzo da una nostra Donna; & un S. Giovanni di rilievo. E dinanzi al detto piano dell' Altar maggiore appoggiandosi a detto tramezzo era un Coro di legname di noce, e d'ordine dorico molto ben lavorato, e sopra la Porta principale della Chiesa era un altro Coro, che posava sopra un legno armato, e di sotto faceva palco, o vero soffittato con bellissimo spartimento, e con un ordine di balaustri, che faceva sponda al dinanzi del Coro, che guardava verso l'Altar maggiore. Il qual Coro era molto como lo per l'hore della notte ai Frati di quel Convento, et per fare loro particolari orazioni, et similmente per i gior

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i feriati. Sopra la Porta principale della Chiesa, che era fatta con bellissimi ornamenti di pietra, et haveva un Portico di ninzi, in sulle colonne, che copriva insin sopra la Porta del Convento, era in un mezzo tondo un S. Giusto Vescovo in mezzo a die Angeli, di mano di Gherardo Miniatore nolto bello. E ciò perchè la detta Chiesa era intitolata a detto S. Giusto, e là entro s serbava da que' Frati una Reliquia, cioè un Braccio di esso Santo. All' entrare di quel Convento cra un Chiostro di grandezza appunto quanto la Chiesa, cioè lungo braccia 4, e largo 20, gli Archi, e Volte del quale, ae giravano intorno, posava sopra colonne d pietra, che facevano una spaziosa, e molto comoda loggia intorno intorno. Nel mezz del Cortile di questo Chiostro, che era plitamente, e di pietre quadre lastricato, en un bellissimo Pozzo con una Loggia sopr., che posava similmente sopra colonne dipietra; e faceva ricco, e bello ornamento Et in questo Chiostro era il Capitolo de'rati, la porta del fianco, che entrava in Chisa, e le scale, che salivano di sopra al Dorientorio, et altre stanze a comodo dei Frat. Di là da questo Chiostro a dirittura della porta principale del Convento era un andis lungo quanto il Capitolo, e la Camarlinghria, e che rispondeva in un altro Chiostro aggiore, e più bello, che il primo.

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