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domum nostram giraverunt: Postea ad scalam quidam de Maguelotis popularis puelcher homo volens ascendere incæpit clamare: Moriantur tales. Hospes diu gladio evaginato non dimittebat aliquem ascendere. In illo tumulto Somarii nostri, & equi fere omnes per prædictos duchi sunt. Tunc per diversa loca gradus ascenderunt, & ad Cameram nostram venerunt cultellis evaginatis. De nostris familiaribus tunc aliqui fugerunt dimittentes se per fenestras cadere ad unum hortum: inter quos fuit socius meus Frater Pradicator. Alii se pra timore mortis abscondentes sub leftis. Pauci tunc nobiscum remanserunt. Sed Deus, qui nos liberavit de manibus corum sic nos in cordibus confortavit, quod in mea conscientia nunquam ti mui de me, licet magis essem in periculo, quam alius Dum hæc fierent, in Civitate Fiorentina fuit tumultus. Quidam dicebant, quod male erat fallum sic nos barniendo, & specialiter Dom. Pandulphum, qui erat de nobilioribus Urbis natus. Et hac de causa Potestas unum de suis militibus, & Capitaneus unum Popularcm miserunt ad nos &c. Quanto violento fosse in quei tempi il Governo della Repubb. Fiorent. il dimostra questo fatto, il quale non essendo stato rammentato da Gio. Villani nella sua Istoria, sebbene accaduto nella stessa Città di Firenze, ove egli abitava, convince che la ve

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rità istorica resultante dai pubblici legitti mi documenti non ha bisogno di esser convalidata dalle testimonianze degl' Istorici contemporanei, e molto meno può esser messa in dubbio per le loro omissioni.

Informato di tutto questo 1 Imperatore mentre trovavasi a Genova, ivi ai 2 Dicomb. 131. emanò una senten 1 (1, contro il Comune di Firenze, per mezzo della quale il privò di ogni Ginisdizione, e Dominio, dichiarò devolute alla Camera dell' Impero utte le Città, Castelli, e Ville insieme con il Distretto, e Bem al medesime appartenenti, tolse al medesimo Comunc ancora l'uso degli Statuti, e Leggi Municipali, e l'autorità di stabilirne delle nuove, il condannò a pagare alla melesima Camera cinquemila lire d'oro, e i Priori, Consiglieri, e altri Magistrati all' infamia, e bando perpetuo, e sottopose tutti i fiorentini come ban liti, e ribelli ad essere arrestati, e condotti in suo potere, e ad esser derubati, e saccheggiati nci loro averi, come risulta da quest' istessa

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(1) Data, lata, & pronunciata est di Seutentia per predicum Dom. Regem sedentem pro Tribunali &c. Ianue in Platea Fratrum Predicatoru de Ianua &c. Dom. Nat. 1311. Ind. XI. die 24 Mens Dec. &c. e fu pubbli cara da Santi da Riparolo Giudice, e Consigliere dell' istesso Re.

sentenza pubblicata dal Ch. Pad. Ildefonso Carmelitano Scalzo nel Tom. XI. delle Delizie degli Eruditi Toscani pag 95.

Commossa la Repubb. Fiorent, non già pe.chè essa avesse dependenza alcuna dall'Impero, o perchè remesse l'esecuzione della equaimente ridicola, che inconcludente condanna dell' Imperatore, ma per il solo motivo, che nell'Ingeria, nela Boemia, e nella Germania tutta erano stabilite ricchissime Case di Commercio dei Fiorentini, usò tutti i mezzi i più opportuni, perchè questa venisse del tutto revocata, e poichè si combinarono in Lo. dovico il Bavaro successore di Enrico, che morì poco dopo in Buonconvento ai 24. Agosto 1313, quelle medesime qualità, per cui la Toscana ricusato avea di riconoscere i predetto Enrico per legittimamente eletto in Re dei Romani, così non potendo ricorrere all' autorità imperiale per essersi dichiarata inimica di Lodovico, si rivolse a quella Pontificia, che in quei tempi stava in opposto, e forse prevalea all'alcra deil imperatore. Difatti il Comune Fior. nell'occasione di spedire il suo Vescovo Angiolo Acciajoli nel 1343. in Avignone per so Ambasciatore, il commissionò particolarmente a domin lare, ed ottenere la revocazione delle suddette sentenze: Insuper (così abbiamo alia Filza IX. di Lettere

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della Repubb, Fiorent. a pag. 65. nelle Ri formagioni) cum quondam Henricus Imperator quasdam tulerit sententias, & processus fecerit contra Comunitatem Florentie, ac etiam contra multos honorabiles Cives Civitatis ejusdem, dignetur ipsa Sandlitas ipsos processus, atque sententias tollere, & penitus revocare, ac etiam ad cautelam ipsam Comunitatem Florentie, ipsosque Cives restituere a sententiis, & processibus factis, allegatis causis, & rationibus, quas in predihis viderit expedire, supplicans Sanchitati Apostolice gratiam de pradictis fieri devotissimis suis Populo, & Communi Florentie & Civibus antedidis, Cosa ne avvenisse nol so, so per altro, che nella Capitolazione seguita nel 1354. coll' Imperatore Carlo IV, per riconoscerlo legittimamente eletto in Re dei Romani fu convenuto, che egli avrebbe formalmente revocate le dette Sentenze, come fece con suo Diploma in data dei 21. Marzo 1354., che si conserva nel menzionato Arch. delle Riformagioni nell' istesso Codice, nel quale trovasi l'esemplare autentico delle Sentenze predette Perdonate, Amico, se più del dovere mi sono diffuso in simil racconto, mentre un fatto sì strepitoso, e sì poco circostanziato dai nostri Istorici, il richiedea. Ma torniamo finalmente a noi.

Addio.

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LETTERA DECIMA

'Altra vicenda, a cui si trovò il Mona

del 1529, per cui fu in gran parte demolito per la ragione più volte addotta nel decorso di queste notizie. Il motivo poi per cui non fu del tutto atterrato, l'adduce il Varchi nel Lib. X. delle sue Istorie Fiorentine, il quale sorpreso dalla maraviglia così prorompe:,, Io dirò cosa incredibile, ma verissima. Avendo una moltitudine, parte di Cittadini, e parte di Soldati gettata a terra buona parte della Chiesa, e del Convento di S. Salvi, quando furono giunti con la rovina in luogo, dove si scoperse loro il Refettorio, nel quale di mano di Andrea del Sarto era dipinto un Cenacolo, a un tratto tutti quanti, quasi fossero loro cadute le braccia, e la lingua, si fermarono, e tacquero, e pieni d'inusitato stupore non vollero andare più oltre con la rovina, cagione, che ancor oggi si può in quel luogo vedere con maggior maraviglia di chi maggiormente intende, una delle più belle Pitture dell' universo.,, Giorgio Vasari nel Tono II. pag. 241. ediz. di Roma, non cessa di

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