li come sono quelli delle Regine, e Principeffe del mondo, ma spirituali, & eterni, pacifici, e ficuri, e pieni di beatitudine: Non volse essere stimata da gli huomini, ne quali non si truoua fenon inganni e mancamenti, per esser poi più amata da Giesu Christo suo Dio, suo Re, suo Sposo, ch'è sommo bene, e verità. E così pel colmo di tante sue virtù eccellenti, e singolare pietà, Christiana, come per hauer sempre fauorito, e sostentato l'Ordine nostro, è debito molto giusto, e conueniente, che glie siamo grati del molto, che le douiamo. E per ciò fare non ci manca occasione, poiche è successa vostra Altezza in fuo luogo, che tanto dà douero le sue orme segue, & in ogni attione d'imitarla procura, essendo ella lo scudo, eladifesa della nostra Religione, ela marauiglia maggiore, ch'al mondo fia: S'aggiunge à questo che per trattarsi in questa parte della riforma dell'Ordine nostro, per questo rispetto si deue publicare sotto il nome di V. A. poiche con l'essempio dell'honestà, religione, e virtù fua, ella la vita dell'altre Prencipesse riforma. Potrei io qui dire qualche cosa della molta virtù, è strettezza di vita, in che V. A. alleua in casa sua tante dongelle nobili figliuole de principali Caualieri, è di molt'altre persone d'ogni stato, dando lor dopo l'honore, è facoltà, ch'è a loro conueniente, e necessaria con maritar ciascuna conforme alle qualità sue piu come Madre, che come Signora, se mettendomi à contar questo, non fosse vn'impugnar, cofa, che non può hauer fine: E poiche, per molto, ch'io dica, non posso al fine se non poche cose dire, più ficuro mi fia altro non dire, che diminuendolo dir meno di quello, ch'è: Solamente non tralasciarò di dire, quello, che più io stimo, è mi pare douer essere di grand'ammiratione in V. A. è suo alto stato, ch'è la sollecitudine, & amore co'l quale teme, serue, e desidera di piacere à Nostro Signore, èla continua sua diuotione nell'orare, & offerire le sue orationi à Dio; frequentando tanto spesso i santiffimi Sacramenti, el'animo, co'l quale alle orationi di ciascuna persona si raccomanda, fa dir Messe è fà larghe elemosine: Per lo che perfeuerando V. A. tanto in simiglianti operationi, non si può credere, se non che Noftro Signorele dà ciò che gli domanda, cioè se stesso vnico fuo bene, & fpofo tanto defiderato dall'anima sua; e che già l'ha fatta feliciffima Regina del Regno suo Celestiale. Poiche dunque tanto fauorisce Dio V. A. riceua quest'opera delle sante memorie della nostra Religione per essere opera sua, che per ciò di ragione che la stimi, & apprezzi V. A. molto più, è molto maggior fauore le dia, & autorità, accioche tutti in essa laudino Dio,ilquale sempre prego è pregarò métre hauerò vita, che la uita e Reale stato di V. A prosperi, & aumenti in gratia fua, e suo santo feruitio. Di Salamāca alli 20. d'Apile 1568. FRA : RATIE infinite, Christiano Lettore, diamo al Padre eterno fonte di tutti i veri beni, e doni, che folo ci può concedere il defiarli, & ottenerli: perche fi come di sua mano hanno riceuuto i diuoti ChriItiani i defiderij di leggere, e sapere l'illustriffime opere diuine fatte nella Religione del Padre San Francesco: così dalla sua Diuina mano ancora hanno hauuto il compimento d'effi, ch'è la presente Historia arricchita tanto de soprani beni, e Diuine gratie, de' quali Noftro Signore adornò i suoi fedeli, everi serni. Volse dunque darmi Dio i defiderij di scriuere, ele forze di fornire questa sua Opera, come suo debole, e grosso instromento, acciò si manifesti, chel'opera è sua, enessuno si glorij d'habilità, e sapere, & à fua Diuina Maestà tutta la gloria fia data. Sia egli per sempre benedetto, che fi compiacque di darci la cognitione delle fue fante opere nafcofte, e con esse affetti d'imitarle, eseguinle. Resta solo, che li dimandiamo gratia di metterle in effecutione, come la diede a questi santi ferui suoi, de quali facciamo quiui mentione, perche cosa chiara è che noi non faremo beati folo per leggere, ò sapere le cose sante, mà fi bene se le operaremo; e faremo la volontà Diuina, sperando di regnare la sù cơ'i Santi, Per questa causa i buoni amici di Dio hanno lafciato il commercio del mondo, il suo vitto, vestito, e conuerfar C imper 1 1 impertinente, per fuggir ancora i suoi vani defiderij, e male opere folo feruendo, & amando Dio. Non mancarono a loro contrasti del Demonio, del Mondo, e della Carne: ne meno li negò mai Dio il suo fauore, e Diuina gratia, con la quale sottomessero, e vinfero i suoi contrarij, esi guadagnarono perpetue corone di gloria. Si vede molto chiaramente nel discorso di questa Historia della Religione Serafica, quanto è neceffario il mezo de' trauagli à gli amici di Dio per acquittare la virtù e merito della patienza, approbatione, speranza, e perfettione : Ebenche le rilassationi, le paffioni, & ivitij perseguitino per qualche tempo le virtù, nondimeno ella cosi perseguitata, ricourando finalmente maggior forze, preuale, e viene a dominare i suoi nimici. Furono i Frati zelosi dell'Offeruanza della loro professione nel principio per vn tempo afflitti, e contrastati da' rilasciati, & affettionati alle scienze, e beni temporali; come nella Seconda Parte di questa Historia s'è raccontato, però in fine l'Of seruanza, e quelli, che la pretendeuano, benche perseguitati, sono preualsi, e sono diuentati superiori nella Religione, come si narra in questa Terza Parte. Prega Dio, che ci dia quell'animo, e spirito di combattere contra le rilassationi, elibertà, che l'humana prudenza apporta, e mantiene nelle Religioni, perche senza dubio, se guerreggiamo, eresistiamo, benche pattiamo, come fidi combattenti di Dio, vinceremo con nostro sommo contento. Con molta ragione dunque deuo io ringratiar il mio Signore, che m'ha dato forza per edificatione de serui suoi, di passare molti trauagli, peregrinaggi, vigilie, contradittioni, e molt'altre fatiche, per cercare di metter'insieme, e componere questa Historia. E con questo voglio qui fatisfare al parere, e paffione d'alcuni tanto amici di se stessi, -che non poffono patire, che si sappino le sante vite, & opere generose del zelo, e patienza dei ferui di Dio contra i vitiosi, forse perche sono la riprensione de suoi. E contraria à questa prudenza humana la Scrittura fanta, laquale ha fatto memoria non solo de' buoni, ma de' tristi ancora: non folamente de Santi, e delle loro virtù, ma anco de mancamenti e vitij, ne' quali essi incorsero, acciò nella cura di loro, e ne i rimedij contro i vitij, che Nostro Signore per gli Prelati, e suoi amici ha dato, ci restasse essempio, e forza per rimedio della falute nostra: e non per contarei diffetti del popolo di Dio in ogni tempo, & età si leua punto d'honore al suo Creatore, ò à ferui suoi, anzi s'aumenta la gloria Diuina nella patienza, e zelo de' suoi fedeliamici. Il medesimo fecero ancora i Dottori Ecclefiaftici, c'hanno scritto le Historie della Chiesa, scriuendo de' buoni, e mali Prelati, Preti, Monache, e Secolari, perche non meno è neceffario à saper il male per guardarsene, che'l bene per farlo farlo. Di questo non occorre più trattare, per effere cosa certiffima, che i calumniatori delle buone opere non peccano de ignoranza, e perciò poco gioua la ragione con effi loro: Però fu neceffario, pietofo Lettore, auertite quiui di questa passione, e cecità, i diuoti Christiani, acciò non inciampino in quelle, e non restino senza quel frutto di questa santa lettione, che per falute loro cauar ne poslono. Fa bisogno ancora quello, che vn moderno auttor scriue, che annouera il nostro Padre San Francesco fra gli Heremitani di Santo Agostino, innanzi ch'egli instituisse la religione de Minori, poiche non fu d'altra religione mai, che questa de Minori da lui inttituita, cosa ben poco verifimile. Conuiene dico à ragionarne per liberare da calumnia San Bonauentura, che scrisse la vita del nostro Padre San Francesco con gran perfettione, e curiosità: perche se stato fuffe, non hauendolo egli detto, sarebbe di molta reprehenfio ne degno; e nell'istesso peccato sariano ancora caduti i compagni del nostro Padre, che furono presenti alla sua conuerfione, etrat ttarono seco particolarmente, non lo dicendo, quando la sua vita scriffero. Netal biasmo fuggiriano le leggende, & auttori antichi, che della sua vita fanno memorie, doue raccontano, che per disprezzo del mondo egli prese l'habito da Heremita: ne parola alcuna fanno, ch'egli fusse stato dell'Ordine di Santo Agostino. Questa ragio nedi non hauere San Bonauentura scritto tal cosa, hauend'egli conuersato con i compagni del Santo Padre, ne meno effi, fu di tanta efficacia, che fece ritrattarsi l'Auttore del supplemento delle Croniche di esser stato di questa opinione, e confeffare, che quello, ch'egli haueua intorno ciò scritto, non era di tanto valore, che non si potesse con verità il contrario seguire: E voler sostentare in questo luogo, che'l nostto Padre non fosse heremitano di Sant'Agostino, non è per altro, che per la già detta causa, e per esser vero, che se egli fosse stato non folo non Phaueria negato; ma se ne saria molto lodato. Fra Mariano da Firenze scrise contra l'opinione del detto Auttore segui tato da altri scrittori secolari, che poco sapeuano delle Religioni, come fu Marco Antonio Sabelico, & Battista Ignatio. Può anch'efsere, ch'egli semplicemente s'ingannasse, perche essendo egli stato Frate delli Heremitani di Sant'Agostino haurà per auentura trouato nelle memorie di Giouanni Bono vno de'medesimi Frati, nominato, scritto alcun discepolo fuo, che si chiamaua Francesco dal Vaglie Spoletino, e per questo gli sarà parso, che fosse il Padre San Francefco, Eperche il disse con si debole fondamento, facilmente lasciò di sostentarlo. La prima, e principal ragione è quella, che'l Padre San Francesco scriue nel suo testamento della sua conuerfione, e conuerfiione innanzi innanzi, chegli foffe riuelat a la regola, perche chiarissimamente dito non hauere innanzi seguito regola, ne profession'alcuna: nè hauer'hauuro Maestro; ma lola mente essere stato ammaestrato da Noftro Signore in quello stato humile, e pouero, nel quale visse doi anni, non viuendo in compagnia de religiofi, ne in heremo; ma facend o heremitorij, & occupandosi in mortificationi, penitenze, & orationi, in vestito pouero, e disprezzato, come da Heremita, sinche Noftro Signoreli riuelò la regola de Frati Minori, eli diede Discepoli. 1 La seconda ragione di questa verità è, non hauerlo scritto San Bonauentura, nei compagni del Santo Padre, hauendo egli scritto molte minute, enon questo, che non era da tacere, si perche faria ftata cosa molto notoria, e publica, come perchesaria stata neceffarijt fima all'Historia, e di molta lode del Padre San Francesco se prima haueffe presa la regola di Sant'Agostino. Anzi dalla leggenda di San Bonauétura, & da altre antiche si vede chiaramente, che'l Padre San Francesco non hebbe alcun'altra religione, che quella de Minori, perche dui anni dopò la sua conuerfione intendendola regola Apostolica, che Noftro Signore diede a'suoi Discepoli in vna Messa particolare nell' Heremitorio della Madonna degli Angeli, in quel punto lasciò il bastone, e le scarpe, e la correggia, e la tonica, erestò con folo l'habito di Minore, cosa ch'egli non haueria potuto fare di fua propria autorità senza graue offesa di Dio. E questo è vn'argométo molto chiaro, che non portaua habito di religione, ma di deuo tione, come ogni di vediamo, che fanno alcuni, che per loro diuotione vanno à gli heremi à far penitenza. E chi con attentione leggerà quello, che scriue San Bonauentura, & altri scrittori della conuerfione sua, in molte cose chiaramente vedrà esser impossibile, ch'egli fofse stato all'hora religioso d'alcıun'Ordine, come si mostra nella forma, e colore del Phabito, che subito si vesti all'hora per disprezzo, & in molt'altre cose. Fra Vincenzo nel suo historiale, e Sant Antonino nella sua Historia non dicono se non questo, cioè, che fi vesti da Heremita, come an cora contano le Historie dell'Ordine nostro. Et ef fendo questa cosa manifestissima, non occorre trattarne più, perche non segli può con verità contradire. Si deue auuertir anco qui, Chistiano Lettore, che s'vsò ogni diligenza poffibile in cercare i memoriali antichi, e moderni per gli Con uenti, e le informationi degne di fede, perche non si scriueffe fe non co fa molto ficura: e certa. E non hauend'io potuto andare per l'Aletmagna, ne peregrinare per tutta la Francia, non lo mi concedendo i empi, come perfonalmente fui per l'Italia, per la Spagna, e per parte della Francia, e chiaro, che non sarà qui fatta memoria di tutti i i beati |