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Sulla piazza inalberavansi il vessillo del Comune, dalla loggia, in altri siti si alzavano pennoncelli colla bandiera però a segno di festività soltanto.

Sulla piazza che dicevano anche la grande, facevansi allegrezze pubbliche; si dava la caccia del toro, si suonava a festa dinanzi alla loggia dai Pifferi, ossia stromenti da fiato, nella festa dei fiori si cuocevano e distribuivano alla plebe le fritelle, sulla piazza si facevano le giostre, alle quali dapprima venne assegnata la piazza nuova dietro il palazzo, poi fatte libere anche in altre parti di città. Delle quali è memorabile che volendosi tenere, era debito di darne avviso alla Magistratura la quale faceva proclamare la giostra; e se proclamata, i giostranti non erano imputabili delle morti o ferite sia dei giostranti medesimi, sia degli astanti; in difetto di annuncio la giostra che dicevano anche bagordo, era punita colla legge contro le ferite e la morte. E quando sifatti giuochi sanguinosi cedettero il campo alle finte battaglie, alle moresche, si battevano queste sulla piazza, e su questa facevansi i giuochi dei così detti istrioni e dei giuocolatori, di quelli cioè che davano spasso al pubblico sia con giuochi di destrezza, sia con salti, et balli su funi, sia con canti e narrazioni; gl' istrioni coi pifferi accompagnavano la Processione del Corpus Domini. Dal che deve dedursi che gli istrioni sapevano anche cantare sul serio, come i cantanti delle opere, e non erano sempre buffoni, come il nome autorizzerebbe a credere, o giocolieri soltanto.

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Così la piazza mentre durò la vita municipale, fu la sala di conversazione, di divertimento, e di affari per tutta la città, e quando

vennero in voga i Teatri stabili ed i Casini, sulla piazza fu il teatro, e sulla piazza il casino che dissero di S. Pietro o dei Nobili, il quale dura tuttora sotto nome di Casino vecchio.

Una parte della piazza riservata era per li nobili, quella che era più prossima alla chiesa di S. Pietro; solevano radunarvisi le patrizie e passeggiare sotto i portici ed uscire dalla Porta del porto, per recarsi sui moli del Mandracchio e sul grande a pigliare i freschi. In tempi più visini non isdegnavano sedere al caffè ed al casino, però con qualche lavoro tra le mani.

La casa dove si abita corrisponde sempre alla persona che vi ha stanza ed è segno della considerazione in che si tiene ed è tenuta. La storia dei palazzi municipali è la storia del municipalismo.

Gli antichi Patrizî avevano due palazzi sulla piazza e la piazza medesima, vi avevano cappella, cappellani, orchestra, cantori, predicatori, avevano altro palazzo per le radunate minori, e la curia per gli officî; il Podestà aveva proprio palazzo.

Distrutti i due palazzi per incendio, altro ne fu sostituito, che era la metà dei vecchi, quello del Podestà, divenuto imperiale non fu usato.

A tempo di Giuseppe II, il palazzo fu adoperato esclusivamente per teatro, il consiglio passò nella casa dell'odierno Magistrato, ove eravi sala del Consiglio dei quaranta nel sito che corrisponde sopra offici della cassa civica; magnifica scalea vi conduceva, aperta soltanto all'occasione delle grandi radunate; la piazza già convegno dei Patrizî, loro sala, divenne allora mercato di erbaggi, di frutta, di polleria, le statue di Leopoldo I e di Carlo VI si trovarono contro aspettazione in mezzo alle ceste di pomi, di aranci, in mezzo alle gabbie di piccioni e di galline.

Il consiglio dei primi anni di questo secolo allorquando si alzò nuovo teatro, poteva tornare al Palazzo, ma si tenne piuttosto alla casa del magistrato rifatta nel 1790 e radunavasi nella sala degli incanti, che era anticamera di livree delle stanze del Preside, sulla loggia. Non di rado avveniva che il consiglio fosse chiamato a radunarsi nelle stanze private del governatore o del preside; in S. Pietro non si radunò più.

Il consiglio napoleonico radunavasi nell' anticamera di livree del Maire.

Il consiglio Ferdinandiano del 1839 radunavasi sulla loggia, che era sala di incanti, non più anticamera di livree; nè mai altrove.

La Costituente del 1848 si radunava ora nel palazzo della Borsa, ora nella sala d'incanti, così anche il consiglio del 1849, secondo stagione. L'odierno consiglio radunavasi nel palazzo di Borsa, poi variò da Borsa a sala di incanti.

Strano divario fra il modesto comune di Trieste che accoglieva nei suoi palazzi l'imperatore Federico con tutta la numerosa corte (e preparavasi accogliere Massimiliano), e gli faceva omaggio mentre stava seduto sul trono, ed in quelle sale dava feste, convitti, allegrezze ed il moderno comune della città di Trieste che ha rango di provincia da corona e titolo di Città immediata, chiedente a prestito le sale per radunare i suoi Consigli non di tre o due cento, ma di meno che sessanta.

Ora 1858 lasciati i molti progetti di non molto addietro del 1816 cioè, del 1827, del 1846 si addottò magnifico piano, del quale si può desiderare che venga tosto ad effetto.

Diamo alcuni testi di provvedimenti per la piazza antica tratti dai Codici degli antichi Statuti.

1321. Ordinamus quod quodlibet dominium quatuor mensium debeat et teneatur facere fieri super ripam maris incipiendo a paladis Cavane et veniendo versum palacium Comunis duodecim passus murorum sine voltis, altorum de supra terram uno passu Comunis sub pena centum lib. pro quolibet potestate et Judice, et nihilominus sequens regimen judicum debeat et teneatur facere aptari domum novam Comunis de cameris et caminis et aliis dicte domui necessariis sub dicta pena.

1323. Muri novi incepti -a palada Cavane ad portum.

II L. 139. Ordinamus quod in libertate domini Potestatis Judicum vel Rectorum qui pro tempore erunt sit in aptando Palacio Comunis vel muros inceptos Civitatis solos super mare expendendo ipsi C lib. parv. in aptando Palacium Comunis predictum.

1325. Statutum est de novo quod illi de Contrata Rene a domo S. Alberici botez superius usque ad domum Justi de Sulimbant tam a parte superiori quam inferiori vie teneantur facere fieri unam viam suis expensis per quam possit iri per Januam donote ad puteum novum positum prope Januam Riburgi et aptare sive aptari facere fontem in Rena positum sub domo domini Matthei Bajardi suis expensis.

1325. Statuimus de novo quod Fontechus Comunis qui est apud veterem logiam Comunis reducatur in logiam et pro logia remanere debeat.

Statutum est de novo quod ille tres staciones Comunis Tergesti que sunt sub vetere palatio Comunis deinceps non affitentur modo aliquo ingenio sive causa et remanere debeant in comune et hoc a festo S. Michaelis in antea.

Ordinamus quod domus comunis ubi moratur potestas bene debeat aptari. St. L. 1, R. 32.

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1325. Statutum est de novo quod fient domus post Palatium Comunis super terram Comunis sitam apud domum olim domini Johannis de Hereurico per Comune Terg. factis ipsi domibus in eis stare abitare et laborare teneantur butiglarii et non alibi, que domus fieri debeat et compleri per Comune Tergesti usque ad proximum festum S. Laurentii nuper venturi et quod Potestas cum Judicibus qui pro tempore fuerint debeant et teneantur facere fieri et compleri dictas domos sub pena quinquaginta lib. parv. pro potestate et XXV lib. pr. pro quolibet Judice et nichilominus facere et complere teneantur dictas domos. Et sequens dominium teneatur et debeat exigere dictas penas sub dicta pena.

1325. Statutum est de novo quod magnum fontachum Comunis Terg. palmentetur et aptetur pro ut dominio videbitur expedire cum denariis fontachi et quod potestas qui pro tempore fuerit cum suis judicibus teneatur eligere duos homines qui electi deputentur supra dictum laborerium complendi et provideatur dictis duobus homnibus de Camera Comunis de eorum labore in discretione dominii.

1326. Quod quodlibet dominium quod erit pro tempore teneatur et debeat expendere L lib. par. in aptando menia Civitatis Tergest. incipiendo a turri Celle usque ad Turrim Tigoris quondam dni. Marci Ranfi sub pena XXV lib. par. pro potestate et judice contrafaciente.

1327. Additum et ordinatum est quod confines plateae habeantur a novis turribus seu piscarie et fraternitatum et fosatum penes domum Comunis citra versus plateam Comunis et in civitate Tergestina prout antiquitus fuerunt et erant.

1328. Additum est quod Staciones existentes sub palacio veteri affitentur et affitari debeant pro comuni a modo in antea ad comodum et utilitatem Comunis Terg.

1331. Statutum est de novo quod sequens dominium teneatur augmentare stationem Procurarie Comunis in qua generales procuratores habitant ad exigendum condemnationes videlicet quod dictam stationem fieri facient et trahi in longum tantum quantum capit et tenet Janua logie. Et quod murus logie qui est ubi Judices sedent ad banchun juridicum destruatur taliter quod logia nova remaneat aperta tota versus logiam veterem ubi solent Judices sedere causa reddendi jus. Et quod banchus Juridicus fiat in nova logia que est penes fontachum sub pena XXV liber pro quolibet Judice.

1332. Ordinamus quod dominium nuper intraturum a die septimo presentis mensis januarii in antea teneatur et debeat facere fieri domus post palatium Comunis cum denariis deputatis pene fontacharios comunis occasione Turris de Gritimberch sub pena lib. C parv. pro potestate et quolibet Judice. Et super hoc eligantur in majori consilio duo boni viri qui balolentur unus contra alium et qui obtinebunt per majorem partem majoris Consilii firmus sit ad officium dictorum domorum fiendarum. Et confirmatus refutare non possit sub pena L lib. parv.

1332. Additum et correctum est quod quodlibet regimen Judicum teneatur ponere et poni facere libras trecentas parvorum ad minus apud Fontecharios Comunis et causa aptandi et aptare faciendi palacium domos et Waita Comunis et predicti Judices sint absoluti a quolibet opere murorum donec dicti palacium domus Waite fuerint aptate et teneantur facere incipere ad laborandum a media quadragesima proxima ventura in antea sub pena centum lib. par. pro quolibet Judice contr.

1335. Statutum est de novo quod sequens dominium, debeat facere reaptare muros Civitat. Terg. penes Januas S. Michaelis et Donote. Et incipere muros gironis piscarie secundum tenorem reformationis majoris Consilii sub pena XXV lb. parv.

Nulla persona Civis vel habitator Tergest. sit ausa vel presumat modo aliquo currere vel bagordare cum aliquo equo vel supra aliquem equum in aliqua parte seu loco in civitate Terg. excepto quam in platea comunis civ. Terg. post palacium Comunis et hoc sub pena C. soldorum parv. pro qualibet persona contrafacente et qualibet vice.

1337. Statutum est de novo quod per Comune Terg. fiat una domus post Palacium Comunis videlicet apud voltos Comunis versus domos Butiglariorum ad usum Mercatorum Sclaborum et aliorum qui conducunt

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