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del Principe ponevasi la Cappella, quando fosse presente. Oggi è sussidiaria per cura di anime.

In S. Francesco, (S. Maria del Soccorso) l'altare maggiore è opera dei Patrizî Petazzi, gli altri di altri; l'altare sul quale oggi si onora la Beata Vergine è della Congregazione dei nobili, sul quale veggonsi scolpiti gli armeggi delle XIII Casate, stemmi ripetuti su marmo ricuperato da prossima chiesetta da lungo atterrata. Il Duomo, S. Maria Maggiore hanno altari per liberalità di famiglie.

Il Monastero delle Benedettine in S. Cipriano è per la maggior parte opera della pietà patrizia, ed ancor oggidì nell' Educandato vi sono piazze dotate ed assegnate da Patrizî, siccome ancora vi hanno allunnati conferiti o da famiglie patrizie, o dal Comune e che riservati erano a cittadini; ma la cessazione della cittadinanza, e la confusione di questa col luogo di nascita, recò alterazioni.

La statua in bronzo di Leopoldo I trasferita con poco felice consiglio dinnanzi l'Edificio di Borsa, alla quale l'Imperatore non pensò; la statua di Carlo VI autore dell'Emporio, rimasta al sito antico, sono opere monumentali dei patrizî, e cosi pure la Fontana sulla piazza maggiore, con bel pensiero simulante rupe dalla quale sgorgano acque; le statue si fecero scolpire dal Mazzoleni.

Le campane sulla sala dell'odierno Consiglio, ora destinate esclusivamente alle ore, riparate su quel coperto dopo tante vicende, le campane che cessato il Consiglio suonavano per raunare le guardie e gli accendilanterne; che suonavano allorquando si leggeva sentenza o di berlina o di morte o di lunga prigionia (cosi che persona in carica dopo il 1814, soleva per dilegio udendo il loro suonare dire fanno un patrizio triestino) erano le campane per raunare i patrizi a consiglio, per convocare il popolo; più tardi per dare il segnale alle radunate della Borsa mercantile.

Monumento patriziale si è la Biblioteca che dicono civica, la quale nacque per impulso precipuo di patrizi, breve tempo dopo la soppressione dei Gesuiti, e la dispersione dei loro libri, ed in momento in cui appunto preparavasi la dispersione delle librerie di altri ordini monastici. La Biblioteca erasi formata per cura della colonia Sonziaca dell' Arcadia, poi fu offerta in dono al Consiglio patriziale che l'accettò, la collocò nell' edificio di sua residenza, alzò a Segretario di Magistrato il Bibliotecario, e fattala servire siccome mezzo di saggia amministrazione, diede non tardo esempio di Biblioteca ad uso di corpo amministrante.

Il patrizio de Rossetti legava alla Biblioteca la Petrarchesca e la Piccolominea, raccolte oltremodo pregevoli per qualunque capitale, e le legava (tanto fu l'amore al patrio suolo) ancorché lo sapesse inane legato. Fidava tutto nell'avvenire, e lo sappiamo da lettere sue.

Monumento insigne di patrizie sollecitudini si fu l'Archivio, tale da formare il miglior elogio che si possa; quei patrizi che avevano il sommo potere non credevano doverne usare a beneplacito, ed a improntitudini di volontà o di casualità; volevano muovere con invariati principî, con seguenza di azione; scienti di non agire per le persone loro, di breve durata, di variate e variabili condizioni, ma pel comune che non muove nè cangia, pensavano dover essere del comune non di loro che membri temporanei erano, la sapienza, la giustizia. E perchè aborrenti da quell' arbitrio di agenti, al quale il comune fu ostile e sul quale trionfò, volle depositati negli archivi a regola, a guida ed a misura, gli atti pubblici di governo; e volendo guarentire anche ai singoli la sicurezza dei diritti, anche gli atti di private transizioni volle depositati negli Archivi. E cosi avenne che e Codici, e libri dei Consigli, e trattati col di fuori, ed atti di confinazione consegnò agli Archivi, ed altresì testamenti, e contratti civili, e perfino atti di Chiesa; così che dal primo formarsi del Consiglio fino alla sua cessazione nel 1809, gli atti di sei cento anni erano custoditi, classificati, ordinati. Preziosa miniera di materiali per la legislazione, per la giurisprudenza sia pubblica sia privata, per la amministrazione pubblica in qualunque argomento, anche mercantile, per la storia di ogni ramo; utili comprovazioni dei diritti si del Comune come dei singoli privati, bella eredità per le generazioni posteriori che ad altri ordinamenti, ad altri diritti, ad altro vivere sociale educati, inspireranno se non amore a farne studio, curiosità dei fatti dei loro maggiori. Ed ebbero cura i patrizi di rivedere l' Archivio loro, e di ordinarlo a ripetuti periodi, ed abbiamo documenti in mano pei quali ci è fatto chiaro che l'ordinamento delli Archivi, gli estratti di questi, fossero desiderati e graditi non solo a quelli che la pubblica cosa reggevano, ma ad ogni ordine di persone, alle quali sembrava necessario, indispensabile, che il primo libro a leggersi ed a studiarsi fosse quello della patria, per ogni persona che avesse possibilità di chiamata a partecipazione del Consiglio.

Altre cose ancora durano del Patriziato, che a noi non è finora riuscito di sapere, ma a lor laude sia detto, non lasciarono debiti al Comune; le contribuzioni belliche furono imposte dal nemico.

Ed a chiusa dei frammenti diamo i nomi gentili delle XIII Casate. BELLI. LEO. BASEIO. PADVINO. PETAZZI. BVRLO. STELLA. CIGOTTI. TOFFANI. PEREGRINI. BONOMO. GIVLIANI. ARGENTI. Delle quali durano oggidi i Burlo, di cui un ramo sono Baroni, i Peregrini Conti ora in Asolo, i Bonomo, uno dei quali in Trieste, altri nella Padovana ed in Lombardia; di genti patrizie ve ne erano in Muggia, in Capodistria, in Isola, in Bologna, in Pordenone, in Venezia tutte fuoruscite del 1468; di donne vivono in Gratz l'Anna figlia del colonnello e ciambellano conte Adelmo ultimo dei Petazzi, ed una dama di casa Argento che era Baronale.

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