Seppi ch'Amor cosa mai volse indarno. Deh! foss' il mio cuor lento e'l duro seno CANZONE. RIDONSI donne e giovani amorosi M' accostandosi attorno. E Perchè scrivi, Spuntati ad or ad or alla tua chioma Canzon dirotti, e tu per me rispondi : Dice mia Donna, e'l suo dir, è il mio cuore,Questa è lingua di cui si vanta Amore. III. DIODATI, e te'l dirò con maraviglia, Quel ritroso io, ch'amor spreggiar solea Già caddi, ov'uom dabben talor s'impiglia. Parole adorne di lingue più d'una, E dagli occhi suoi avventa sì gran fuoco IV. PER certo i bei vostr' occhi, Donna mia, Scossomi il petto, e poi n'uscendo poco V. GIOVANE piano, e semplicetto amante, Poichè fuggir me stesso in dubbio sono, L'ebbi fedele, intrepido, costante, Di pensieri leggiadro, accorto, e buono. Tanto del forse e d' invidia sicuro, Di timori, e speranze al popol use, E di cetra sonora, e delle muse. Sol troverete in tal parte men duro JOHANNIS MILTONI LONDINENSIS POEMATA. Quorum pleraque intra annum ætatis vigesimum conscripsit. Hæc quæ sequuntur de Autóre testimonia, tametsi ipse intelligebat non tam de se quam supra se esse dicta, eo quod præclaro ingenio viri, nec non amici ita fere solent laudare, ut omnia suis potius virtutibus, quam veritati, congruentia nimis cupide affingant, noluit tamen horum egregiam in se voluntatem non esse notam; cum alii præsertim ut id faceret magnopere suaderent. Dum enim nimiæ laudis invidiam totis ab se viribus amolitur, sibique quod plus æquo est non attributum esse mavult, judicium interim hominum cordatorum atque illustrium quin summo sibi honori ducat, negare; non potest. Joannes Baptista Mansus, Marchio Villensis, Neapolitanus, ad Joannem Miltonium Ur mens, forma, decor, facies, mos, si pietas sic, Ad Joannem Miltonem Anglum, triplici poeseos laureâ coronandum, Græcâ nimirum CEDE, Meles; cedat depressâ Mincius urnâ; At Thamesis victor cunctis ferat altior undas; Ad Joannem Miltonum. GRÆCIA Mæonidem, jactet sibi Roma Maronem; 529 SELVAGGI. Al Signor Gio. Miltoni, Nobile Inglese. ODE. ERGIMI all' Etra ò Clio, Perchè di stelle intreccierò corona! Non più del Biondo Dio La Fronde eterna in Pindo, e in Elicona : Non può del tempo edace Rimaner preda, eterno alto valore; Non può l'obblio rapace Furar dalle memorie eccelso onore. Su 'l arco di mia cetra un dardo forte Del Ocean profondo Cinta dagli ampi gorghi Anglia resiede Però che il suo valor l' umano eccede : Questa feconda sà produrre Eroi, Ch' hanno a ragion del sovruman tra noi. Alla virtù sbandita Danno nei petti lor fido ricetto, Quella gli è sol gradita, Perchè in lei san trovar gioia, e diletto: Lungi dal Patrio lido Spinse Zeusi l' industre ardente brama; Con aurea tromba rimbombar la fama, E per poterla effigiare al paro Dalle più belle Idee trasse il più raro. 30 Nell' altera Babelle Per te il parlar confuse Giove in vano, Di se stessa trofeo cadde sul piano : Ch' Ode, oltr' all' Anglia il suo più degno idioma I più profondi arcani Ch' occulta la natura e in cielo e in terra, 50 60 |