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fallibilità? che abbia preteso che sieno sempre stati giusti e savi i suffragi universali, sempre giuste e savie le deliberazioni delle Camere parlamentari, le sentenze de' tribunali? Appunto per non ammettere una maggioranza dispotica e privilegiata nei governi rappresentativi, si cerca mettere al potere le capacità presunte, le quali hanno il dovere di studiare la ragione e la giustizia della legge, nè ponno promulgarla, che quando in accordo credono di averla trovata. Quindi armi alle mani della minoranza sono le elezioni, il pubblico dibattimento, la libertà della stampa, alle quali può sempre fare spalla la pubblica opinione. E da ciò ciascuno può vedere quanto i governi rappresentativi superano in bontà i governi assoluti, i quali operano e sentenziano nel segreto, non circondano di nessuna garantigia nè il maneggio della cosa pubblica, nè l'amministrazione della giustizia, tenendo muta la stampa, e cieca la pubblica opinione. Ma se anche con tutte queste formule, alle quali sono legate le maggioranze, alcuna volta esse violano la giustizia, deviano dal giure, declinan dal retto e dal convenevole, si vorrà perciò condannare il suffragio universale, la teorica dei governi rappresentativi, i voti dei tribunali? Senza le schede non si procede alla elezione di un papa, nè è proclamato se non abbia, contate scrupolosamente le schede, ottenuta la maggioranza del numero. Ora perchè alcune volte il numero maggiore delle schede non addita nella elezione il più degno dei cardinali; ne segue forse che si debba esautorare del dritto di suffragio il sacro Collegio, o misconoscere l'autorità dell'eletto pontefice? Le assurdità che si possono cavare dalla proposizione condannata anche nel senso prestatole dall'arcivescovo di Parigi, sono troppo chiare, perchè ci abbiamo a dilungare per più oltre metterle sott'occhio ai nostri lettori.

Noi cattolici a modo di bambini nati di fresco, secondo la stupenda parola di S. Pietro, dobbiamo bramare di essere nutriti di latte, ma secondo la ragione, ma senza intrighi (1), non pasciuti di vento, non d'ombre, non di dubbiezze, che offuscono la mente e travagliano il cuore. E però domandiamo alla Curia romana, ai

(1) Sicut modo geniti infantes, rationabile sine dolo lac concupiscite. Petr. ep. 1, c. 2.

reverendi Gesuiti, al pontefice medesimo, e vorremmo che ci si rispondesse con la mano sul cuore, quale luce credevano essi recare alla morale cristiana, quale scorta dare alla fede cattolica con la condanna della 60 proposizione? E se proprio nessuna: se anzi appare ad evidenza, che causa di quella condanna in alcuni fu la gola del temporale dominio, in altri la puerile vanità di levare grido di sè, di fare mostra e pompa di non sappiam quale potenza, in altri infine l'esperimento, se si potesse, turbando le coscienze, scompigliare anche la quiete di qualche governo, e scalzare dai fondamenti qualche regno e qualche impero; ai cattolici non resta altro a fare, che pregare Dio caldamente affinchè presto chiuda la serie dei papi-re, e riapra nella sua Chiesa l'antica serie dei papi santi.

PROPOSIZIONI 55, 27.

Ecclesia a Statu, Statusque ab Ecclesia seiungendus est. Sacri Ecclesiae ministri Romanusque Pontifex ab omni rerum temporalium cura ac dominio sunt omnino excludendi.

É da separarsi la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa.

I sacri ministri della Chiesa ed il Romano Pontefice debbono esser affatto esclusi da ogni cura e da ogni dominio di cose temporali.

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Due società egualmente originate da Dio abbiamo nel mondo: la società cristiana della Chiesa, e la società civile dello Stato. Come esse sono di ordine diverso, così l'una non può all'altra subordinarsi, nè l'una dall'altra farsi dipendente. Questa dottrina ha la testimonianza di Tertulliano il quale afferma, che i cristiani veneravano la potestà imperiale come seconda dopo Dio, e di Dio solamente minore, con queste parole: Noi prestiamo all'impe"ratore quell'obbedienza che a noi è permessa e a lui convenevole, come a uomo, secondo dopo Dio, e minore a Dio solo (1) ". La medesima è in tutto conforme alla cattolica, e che da Roma sia accettata ce lo prova il Zallinger nella sua opera del Dritto Pubblico stampata in Propaganda, in cui c'insegna « Ambedue le potestà, la sacra ossia ecclesiastica, e la profana ossia civile, nel loro genere sono somme: nè l'una può all'altra subordi« narsi: e l'una dall'altra è indipendente: appunto perchè considerandole in se medesime sono somme e di ordine diverso (2) ». E il Bianchi Ammettiamo che i regi, e tutti i legittimi principi che

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(1) Colimus imperatorem sic et quomodo nobis licet et ipsi expedit, ut hominem a Deo secundum, et soli Deo minorem. TERTULL. ad Scapulam. (2) Potestas utraque sacra sive ecclesiastica et profana seu civilis in suo genere summa est, quia neutra subordinatur alteri, itemque altera ab altera est independens, eo ipso quod utraque per se et in se spectata sit summa et ordinis diversi. ZALLINGER, jus publ., lib. 3, c. iv.

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hanno sovrana potestà temporale, nel medesimo genere di questa potestà sono secondi sotto Dio, e primi dopo di lui, mentre non « hanno altra potestà temporale sopra di loro, che sia di mezzo tra " essi e Dio (1) ». Come con questa dottrina si possano accordare. le due proposizioni del Sillabo sopra annunciate noi non vediamo; perciocchè ognuno sa che i diversi vogliono andar separati, e i sommi non possono avere fra loro dipendenza. Infatti la Chiesa di ordine sopranaturale, nella sua forma gerarchica è immutabile, duratura per divina promessa fino alla fine dei secoli: lo Stato di ordine naturale è temporario, mutabile, adatto a ricevere varie forme secondo l'indole e la condizione dei popoli cui presiede. La prima si propone per fine la santificazione delle anime, il secondo ha per fine la quiete della esistenza viatrice dell'uomo, e lo studio di agevolare i mezzi, che sviluppino nel comune consorzio tutte le sue naturali facoltà. Quella, visibile nella sua gerarchia, nei suoi riti sacri, lega nell'unità della fede e nella carità dello Spirito Santo il mistico corpo dei fedeli: per conservarsi ha la virtù della divina parola, la grazia dei sacramenti: per correggere, la fraterna ammonizione, le censure, la scomunica: questo bandisce leggi, impone obblighi, e a farli eseguire accampa la forza coercitiva della spada. Insomma nella Chiesa tutto è sopramondano è celeste, nello Stato tutto è caduco, transitorio, e terrestre: la Chiesa è organata dalla morale, è il frutto della carità, è la cerchia della perfetta spontaneità: lo Stato è organato dalla legge, è la cerchia della forza e del costringimento.

Ora in tanta diversità di natura, di mezzi, di scopo, onde sono separate le due società; quale sarà il punto in cui si congiungono, quale il soggetto in cui s'incontrano? Certo che l'uomo: egli è posto nella società civile per legge di natura, vi è tratte nuto dal bisogno, è costretto ad osservarne le leggi dal timore della pena egli è aggregato alla Chiesa di Gesù Cristo dalla grazia divina, vi è rischiarato dal lume delle verità rivelate, e la sua volontà indirizzata col codice il più perfetto, il Vangelo. Con ciò la Chiesa lega l'uomo a Dio con relazione tutta spirituale, che è la religione.

(1) Della potestà e della politia della Chiesa, lib. 3, § 5.

Ma questa relazione se è spirituale, è relazione intesa, è relazione voluta: dunque la vita cristiana è intelligenza e volontà. L'intelligenza a che mira? ai due termini della relazione, a Dio e a noi stessi: e la volontà à che tende? anche a Dio ed a noi, per congiungere i due termini in comunione, e fare si che noi ci assimiliamo in perfezione a Dio (1). ·

Ora la Chiesa società vera e perfetta (prop. XIX del Sillabo) fondata con scopo nobilissimo, fornita divinamente di mezzi adeguati a conseguirlo, quale ragione avrà di tenersi unita allo Stato, e condannare chi ne cerca la separazione? Certo per dominarlo, per dirigerlo, per valersi dei suoi mezzi a propagare le verità che rivela, a fare eseguire le leggi che impone, a sopraffare i nemici che la impugnano, a vincere gli ostacoli, coi quali la colpa attraversa la virtù della sua azione divina. E sarà dunque venuta meno l'efficacia di quei mezzi, onde il divino fondatore della Chiesa l'ha fornita per spargere la fede, ed assodarla nella mente dei fedeli? le farà difetto la forza soave ed irresistibile della grazia, la quale spezza i cuori, e dona la celeste virtù di rendere l'uomo superiore alla carne, vincitore del mondo, saldo nelle sue credenze, fervoroso nelle opere buone? si dovrà pensare che ora nella Chiesa si sia abbreviata la mano di Dio, e venuta meno l'assistenza del suo divino fondatore? Sono i mezzi che Cristo ha donato alla sua Chiesa troppo potenti, troppo certi per dover credere, che le sia mestieri di unirsi allo Stato, e per durare e fiorire abbia d'uopo di mezzi umani e materiali.

Ma poniamo che lo Stato giovi dei suoi mezzi la Chiesa: questi, materiali e violenti, non avranno certo virtù per cattivare la mente, nè efficacia sopra la libera volontà dell'uomo. Allora torneremo figli della Schiava non della Libera, saremo rimessi sotto il giogo della servitù, privati di quella legge perfetta di libertà, alla quale Cristo chiamò tutti i redenti (2). Insomma avrete domato il corpo, costrette le membra: ma troverete ribelle la mente,

(1) Estote vos perfecti sicut et pater vester coelestis perfectus est. (MATH. c. 5, v. 48).

(2) Non sumus ancillae filii sed liberae, qua libertate Christus nos liberavit. Ad Gal. 4, 31.

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