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miere ragioni, e che la rinunzia fatta fosse nulla, ed invalida, il che rincrebbe assai e ai Monaci, ed ai Consoli dell' Arte del Cambio, i quali già eletto avevano Mess. Manetto di Luigi Davanzati, e Mess. Niccolò di Iacopo Guasconi in Procuratori, per vendere tutti i beni, che furono di lacopo Ricci Testatore, come si prova da Carta di Procura rogata da Ser Stefano di Ser Naddo di Ser Neri da Montecatini Cancelliere di detta Arte sotto li 24. Gennajo 1400. Così finalmente superate tutte le difficoltà per decreto dei medesimi furono per tale oggetto deputati i suddetti, i quali habita de omnibus, come prosegue a dirsi nell'istesso Codice circumspelła deliberatione disposuerunt inter se querere locum aptum ad edifi candum Monasterium ea forma, qua superius dictum fuit. Demum invenerunt locum, ubi nunc Monasterium positum est, ubi tunc erant duo Palatia cum pulcherrimo horto per totum ejus circuitum muris munito, spatii jugerum circa triginta ad mensuram cordarum. Que possessio erat tunc Dom. Christophori de Spinis Militis, & Angeli Neri de Spinis, & Nicclai Cocchi pro indiviso, dudum vero fuerat Heredum Dom. Ioannis de Rinuccinis Militis. Accennasi inoltre il prez20: Trallantes cum Christophoro de pretio possessionis, palli sunt dare cidem mille viginti Florenos auri nomine pretii, e così fụ

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dato principio a questo Monastero ai 24. Dicemb. del 1400., e nel dì 5 di Maggio dell'anno seguente quidam Monachi, atque Conversi de Monasterio Heremitarum de Angelis dantes sibi invicem osculum pacis magno cum fervore, ac spirituali letitia ad locum istum, Christo Duce, devenere. Il Padre Don Agostino Fortunio Scrittore Fiesolano nella sua Storia Camald. Part. II. Lib. III. accelera più del dovere l'erezione di questo Eremo, dicendo: Anno Natalis Christi 1395. ædificatur Canobium nobile S. Benedifi extra Florentiam in suburbiis Porta a Pintis nuncupata, Monasterii Angelorum propago. Erra sulla supposizione, che fatto il Testamento fosse nell' anno istesso eretto, cioè nel 1395., il che si oppone a quanto si è detto.

Undici furono i Fondatori, cioè Don Romualdo Vanni, D. Alessandro, D. Raffaello Bonciani, D. Bernardo di Guicciozzo Ricci, D. Bartolommeo del q. Lanfredo, D. Benedetto di Filippo, e D. Niccolò di Sandro tutti Sacerdoti, e i Conversi furono F. Egidio, F. Martino, F. Cristoforo, e Bartolommeo Commesso; e tosto, cioè, ai 18. Giugno del 1401. fu dal Generale dei Camaldolensi, che era D. Andrea da Faenza, incorporato questo nuovo Eremo all' Ordine; & tune prosegue a dire l'accennato Codice, mutatum fuit vocabulum hujus loci,

qui prius per illud tempus, quo diffi Fratres, qui fuerant hic hospites, dicebatur Monasterium S. Matthei, & ab hac die, & deinceps vocatum est Monasterium S. Benedilli ad honorem SS. Patris nostri Benedith, & sic statuerunt Monasterium illud perpetuo nominandum, ut beatissimi Benedithi meritis Omnipotens Deus ipsum augere, atque multiplicare in spiritualibus, & temporalibus dignaretur. Grandi essendo state le spese occorse per l'erezione di quest' Eremo, e non sufficiente l'eredità a tale oggetto lasciata da Mess. Francesco Ricci, i Fiorentini, a cui è stato sempre a cuore il promuovere con calore il culto di Dio, a larga mano vi concorsero, e vi profusero gran somme: Et quia difius locus, così leggesi in una Carta riportata negli Annali Camaldolensi Tom. 6. pag. 647. dai dottissimi Annalisti Costadoni, e Mittarelli, S. Benedici propter ercdionem,& novam edificationem omnibus bonis hereditatis olim diffi Francisci Iacobi del Riccio se spoliavit alienando, ut pecuniam converterent in edificationem predicam, que tamen non sufficiebat, nisi devotorum Civium Flor manus adjutrices suffragia porrexissent, &adhuc innumerabiles restent expense, cum multe pro conservatione observantie Fratrum Eremitarum predictorum deficiant; perlochè prosegue a dire lo Scrittore del più volte citato Codice existentes igitur Fratres in

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magna paupertate, & penuria rerum deliberaverunt mittere Fratres Conversos publice per Civitatem mendicare panem cum sportis, & alias eleemosynas, imponentes ipsis Conversis, ut cum voce per vias, burgos, atque plateas clamantes peterent eleemosynas in nomine Heremitarum S. Benedici. Ceperunt ergo Conversi discurrere pro predictis Eleemosynis, & quotidie locus divulgabatur per Civitatem, veniebatque Religio ista in notitiam Civium, ex quo de die in diem eleemosyne augebantur, ita ut de solis eleemosynis Fratres viverent. Compito del tutto il Sacro edifizio fu pensato a decorarlo di Pitture di eccellente pennello. Il Vasari in più luoghi ne parla, e tra le altre ne nomina alcune nella Vita di Lippo Pittore Fiorent. Cominciando, dice egli, in Fiorenza Lippo i suoi lavori, fece in S. Benedetto, grande, e bel Monastero fuor della Porta a Pinti dell'Ordine di Camaldoli, oggi rovinato, molte figure, che furono tenute bellissime, e particolarmente tutta una Cappella di sua mano, che mostrava quanto un sollecito studio faccia tostamente fare cose grandi a chi per desiderio di gloria onoratamente s'affatica.,, Nella Vita poi di D. Lorenzo Monaco degli Angioli di Firenze Pittore narra come segue. Dipinse similmente D. Lorenzo in una Tavola, che era nel Monastero di S. Benedetto del medesimo Ordine

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di Camaldoli fuor della Porta a Pinti una Coronazione di nostra Donna, siccome aveva anco fatto nella Tavola della sua Chiesa degli Angeli nelia Cappella degli Aberti a man diritta.,, 11 medesimo Istorico nella Vita di Fra Giovanni Angelico da Fiesole dice, che Zanobi Strozzi Discepolo di detto F. Giovanni.,, dipinse una Tavola in San Benedetto, Monastero di Monaci di Camaldoli fuor della Porta a Pinti, la quale è al presente nel Monastero degli Angeli neila Chiesetta di S. Michele, innanzi, che si entri nella principale, a man ritta andando verso l'Altare, appoggiata al muro.,, Finalmente nella Vita di Andrea dal Castagno (1) lasciò scritto così: „, Erano in

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(1) Andrea dal Castagno nativo di un Villaggio di questo nome nel Mugello fù allievo di a saccio. Egli ha sopra gli altri il merito di es sere stato il primo ad introdurre nella Scuola Toscana la maniera di dipingere a olio. Erasi fino allora dipinto a tempera, vale a dire con colori sciolti con uova, e con gomma. Ma essendosi osservato, che la pittura a olio ha suli' altra parecchi vantaggi non s'indugiò molto ad abbracciarla. Fù il ritrovatore di questo modo di colorire Gio. Eick Fiammingo, altrimenti detto Gio. da Bruggia verso la fine del Secolo XIV. Dalla Fiandra il segreto passò in Italia per mezzo d'Antonello da Messina, quale partecipollo in Venezia a Maestro Do

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