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LETTERA PRIMA.

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Lla totale descrizione, qualunque ella siasi, dei Contorni di Firenze pongasi finalmente termine col presente

Volume, giacchè con questo ultimato viene tutto l'ameno circondario della medesima. Mi lusingo, Amico, che dal sin qui detto, compreso avrete, quanto necesaria fosse la già da altri del Secol nostro ileata, ma non eseguita illustrazione dei medesimi, di cui fino dai suoi tempi l'immortale Ariosto (1) ebbe a dire, che talmente erano deliziosi, e di magnifiche ville intorniati, che riunite insieme state sariano più che sufficienti a formar due Rome: Se dentro un mur, sotto un medesmo neme Fosser raccolti i tuoi palazzi sparsi. Non ti sarian da uguagliar due keme. Sembreranno a taluno enfatiche tali espressioni, ed iperboliche, dettate più da poetica riscaldara fantasia, che da intimo senso; ma Vol. VI.

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L'Ariosto venne in Firenze nel 1513., e vi si trattenne sei mesi per impossessarsi della iingua nostra,

sentasi ciò, che ne dice il celcbre Romano Giureconsulto Francesco Novelli nella sua Orazione de Vrbis Florentia, ac Medicea Familia nobilitate pag. 5. stampata in Roma giusta il Cinelli ( Scanzia IX. ) ai tempi di Leone X., e quindi ivi riprodotta nel 1603, e 1604. Dice egli adunque: Sunt & frequentes circa Vrbem elegantes suburbana villa, quarum alique magna videntur oppida, in quibus non villatica Casa, sed magnifice strucła visuntur domus pulcherrime ornata cum ingentibus ædificiis. Sunt & villulæ permultæ, pagi perquam magni varii, & diversi, domorum multitudinem non rusticanarum, sed urbanarum continentes frequentissime habitati. Habet miram olitoriorum hortorum amanitatem, fructifera pomaria, vineta, oliveta perquam multa, apricos colles, virentia prata, scatentes, & uberrimos fontes, placidos latices, flumina, convalles, aliaque amanissima dele&abilia loca, leta undique blandaque facie, ac hilari aspectu, & prospecu gratissimo arridentia. In simil guisa il celebre Lirico Tommaso Gray Professore nell' Università di Cambridge nella sua partenza da questa Città nel 1740. così cantò dando un addio tenerissimo ai deliziosi Colli di Fiesole: Oh Fesule amæna

Frigoribus juga, nec nimium spirantibus auris! Alma quibus Tusci Pallas decus Apennini Esse dedit, glaucaque sua canescere sylva!

Non

Non ego vos posthac Arni de valle videbo Porticibus circum, & candenti cinta corona Villarum longe nitido consurgere dorso, Antiquamve Aedem, & veteres præferre cupressus Mirabor, teffisque super pendentia tećła. · Con tutta ragione adunque disse il nostro Varchi nella sua Istoria Fiorentina essere stati all'età sua i Sobborghi di Firenze per la moltiplicità delle Ville, e dei Monasterj tante Città. Mio impegno adunque sarà adesso il dimostrare, o per meglio dire confermare tal verità, e per ciò fare con ordine dalla Porta a Pinti darò principio.

Da Gio. Villani Lib. IX. Cap. 286., e da Benedetto Varchi Lib. IX. Cap. 256. fu detta Porta Fiesolana, perchè conducente a Fiesole, tuttavolta il nome di Pinti ha sempre prevaluto, e per esso è nota tuttora. D'onde poi questa tragga la sua denominazione, è per anche ignoto, se non vogliamo con altri supporre, che dal nome di alcun possessore di quel terreno avesse nell'antico origine. Per quel, che si rileva dall'antico riferito Istorico Lib. IX. Cap. 31. può questa credersi edificata, o nel 1299, o nel 1321., nei quali anni si lavorò alle mura da questa parte, come rilevasi da un antica Iscrizione riportata nel T. I. pag.. 306. della Firenze antica, e moderna illustrata, che è tra questa Porta, e l'altra così detta alla Croce, ove il muro fa angolo, e dove A 2 giu

giusta il Villani Lib. IX. Cap. 256. era la Torre detta Guardia del Massajo.

Di rimarcabile questa Porta non avendo cosa alcuna, duopo farà uscir fuori, e tosto immaginarsi un magnifico Sacro Edifizio, che più non vi è, e che più sotto minutamente descriveremo. La precisa situazione del medesimo cel' addita il Varchi nella Storia Fior a pag. 251., allorchè dice

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dirimpetto alla Porta a Pinti a un trar di mano è il bellissimo Convento de' Frati Ingesuati.,, Il Lami poi nelle sue Lezioni Toscane T. 2. pag. 31 ne circoscrive diligentemente i confini coll. seguenti parole: ,, Per riguardo alia moderna Città di Firenze il Monastero di S. Giusto veniva ad esser presso, dove è ora la Porta a Pinti; e il suo recinto cominciava, dove è adesso il Tabernacolo dipinto da Andrea del Sarto, sulla via, che và dirittamente a Fiesole, e continuava sino dove è il moderno Tabernacolo del Crocifisso, di lì piegando verso Ficole, sino dove si vede ancora la rovina dell'altro angolo del muro, il quale continuato verso l'Occidente, veniva verso la predetta via: e quindi si rivoltava sino al predetto Tabernacolo dipinto da quel celebre artefice,, Questo Convento fino dall' antico denominavasi S. Giusto alle Mura o delle Mara; così nel Testamento di Iacopo del Broglio del fù Benincasa del Forelo

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