Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

nastero di S. Clemente in via di San Gallo per istarvi, finchè non siano provvedute di altro luogo idoneo, e comandano, che ne ricevano le chiavi Suor Bartolommea, o Baccia Cinozzi Ministra delle Monache dell' Angelo Raffaello.,, Passate finalmente in questo Convento vi si trattennero fino al 1537. in cui poi tornarono nel 1538 dopo esseri trattenute in alcune case presso al Ponte alla Carraja, nello Spedale di S. Lucia ver la Porta a S. Frediano, ove eressero coil' ajuto di diversi benefattori il Convento, il quale nel 1734. dal Som. Pont. Clemente XII. fu incorporato allo Spetale di Bonifazio. E questo basti aver detto di due Conventi, de' quali appena sapeasi l'esistenza e per il silenzio degli Scrittori, e per mancanza di documenti, che, o non sono a noi pervenuti, o che giacciono sepolti in qualche impenetrabule Archivio.

E' da sapersi adesso, che questo Convento, siccome l'altro dei Crociferi era situato in luogo detto la Piagentina, di cui menzion facendo il Manni nella Prefazione al Trattato di Boezio della Consolazione impresso in Firenze nel 1735., dice quanto appresso. La Piagentina è una Contrada fuori, ma poco distante dalla Porta alia Croce la quale estendeasi con tal denominazione, come già si è veduto, fino alla Chiesa dei SS. Gervasio, e Protasio, della

[ocr errors]
[ocr errors]

di

di cui remota antichità abbiamo in seguito trovato altre riprove, e queste in una Carta dei 24. Febbrajo 1113. all' Archivio Dipl., in cui è nominata a confine terra posita in loco Mugnione, & quas habemus in S. Gervasio. Ma venghiamo a noi. Da questa Contrada della Piagentina, ove sortì i suoi natali Alberto Fior., desunse il nome. Questi, mentre era neile carceri di Venezia, tradusse nel 1332. la menzionata Opera di Boezio. Maestro il domandano più, e diversi Testi dell'Opera sua, perlochè io non crederci di andare ingannato, se io

giudicassi Umanista, anzichè Medico (mentre a coloro, che esercitavano queste due professioni il titolo di Maestro dar si solea in antico) valendo Maestro in grammatica, ancorchè il Cinelli in quelle due parole, che scrive di Alberto, laddove tratta degli Scrittori nostri, lo addimandi Notajo, ingannato, com'io credo, da una traduzione dell' Epistole d' Ovidio, che era nella Gaddiana, col nome di Ser Alberto; onde avvenne forse, che il P. Giulio Negri nella sua Storia degli Scrittori Fiorentini, di questi due volgarizzatori ne fece un soio, come più volte gli è accaduto.

Rimane adesso a parlare di un'antica, e celebre Compagnia, che era presso questa medesima Porta detta alla Croce, ver dove fino ai nostri tempi era il luogo dell'

[ocr errors]

dell'ultimo supplizio, che poi fu detto il Paretajo del Numi, di cui parla Lorenzo Lippi nei suo Malmantile al Canto VI. Stan za 5c dicendo:

[ocr errors]

Risiede in mezzo il Paretajo de! Nemi D'un pergolato, i: quale à ogni corrente Sostien, con quattro braccia i cavezza, Penzoloni che sono una bellezza. L'Annotatore glossando questi versi dice: Intendiamo le Forche, perchè queste sono situate in un Campo, che era della Famiglia del Nemi, e lo diciamo Paretajo per coprire il detto Di questa Com4gna ne parla il Vaichi nel Lib IX Cap. CCLVI. della sua Storia Fiorent Nicendo ,, fuori di essa è il Tempio, cioè la Chiesa, nella quale i Malfattori condannati della Giustizia a dover morir si posano, innanzi, che vadano a guastarsi,, e Anton Francesco Grazini detto i Lasca nella Novella IX. della prima Cena, in cu: narra un fatto molto leggiadro, vero, o falso che ei sia, quivi avvenuto nella persona di Brancazio (cioè Pancrazio) Malespini. Questo Tempio appartenente già alia Compagnia dei Neri, la quale ebbe principio nei 15., e il di cui offizio era il confortare, el assistere i condannati a morte, fa nel 1530, a motivo dell'assedio, demolito. Non era però questo stato eretto contemporaneamente al principio della Com

pa

pagnia, perchè fu loro conceduto il luogo, di cui si tratta, nel 1361. Demolito questo Tempio fu anche tralasciato di giustiziare i rei fuori di questa Porta, essendosi fatto per qualche tempo luogo del supplizio quel lo, che dicesi tutt'ora le Forche Vecchie, che rimane tra la Porta a Pinti, e la Croce, dove si vede ancora un Tabernacolo, in qualche distanza dalle Forche nuove, che tornavano più vicine alla Porta alla Croce, e che per legge Sovrana sono state ultimamente abolite affatto, e distrutte, avendo incontrato l'istessa sorte ancora il bellissimo Tabernacolo, in cui era espressa dal celebre Angcio Bronzino, come dicesi, la Deposizione di N. S., ove tra gli Spettatori il bizzarro Pittore vi avea effigiato il Gran Duca Cosimo I. Quivi è da notarsi, che presso questo Tempio eravi uno Spedale, come ricavasi da un' Istrumento all' Arch. Gener. rogato nel 1375. da Ser Francesco Albizzelli, in cui dicesi quanto appresso: Hospitale S. Marie della Croce ad Templum situm extra Ianuam S. Francisci. Coadunatis hominibus Ven. Societatis Hospitalis Capeile S. Marie della Croce ad Templum de Florentia &c. Da quanto si è finquì veduto risulta, che fino dall' antico quivi era il luogo dell' ultimo supplizio; difatti abbia mo dagl' Istorici, che presso questa Porta tra l'Austro, o la Melsola piccoli Rii, et pre

precisamente in luogo detto Campofiore fu abbruciato vivo nel 1327. il celebre Cecco d'Ascoli, di cui lecito mi sia di trarre quanto appresso dalla Vita, che di lui ha con eleganza latina, ed esattezza scritta il P. Paolo Antonio Appiani della Compagnia di Gesù, la quale si trova impressa nel Tom. III. della Storia dell'Eresie del Bernino al Sec. XIV. Cap II. Questi adunque sortì i suoi natali in Ascoli Città della Marca Anconitana dalla Famiglia Stabili ver l'anno 1257. Comecchè di talento elcvato con rapido, e maraviglioso progresso il corso fece delle Belle Lettere, della Filosofia, della Teologia, della Melicina, e delle Mattematiche. Pervenuta all'orecchio del Sommo Pontefice Gio XXI. la sua celebrità il richiamò tosto presso di se in Avignone, e il dichiarò suo Medico, ma la gelosia, e il mal'animo di alcuni suoi emoli lo esposero a tali impegni, che venne obbligato a lasciar la Corte Pontificia, ed accettare a preferenza di altri molti richiami l'invito fattogli dai Fiorentini, dai quali fu ben accolto, e dove subito stretta alleanza contrasse con Dante Alighieri. Entrato con questo sovente in dispute letterarie originate dall' amicizia fecero sì che produssero dei sinistri effetti. Difatti tant' oltre s' inoltrò l'odio, che ei nudrì contro Dante, che accintosi a censurare la

« ZurückWeiter »