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circoli quando una parte fuse offesa habia à ricorrere al circolo infra cuius terminos sita est, il qual circolo con gli suoi capitani et soldati con l'armi l'aiutino et difendano, et se non bassterà un circolo n'invocchi doi tre quattro et cinque tanto che siano bastanti ad aiutarla semper tamen praemissa authoritate caesareae mtis., la quale questi avversarii volevano al tutto togliere per far stare sempre la Germania in arme a lor modo. Quanto poi al capitolo che dimendavano che se un principe eccco. si volesse far lutherano potesse transferir anco le chiese et beni loro con gli stati, non l'ho voluto concedere, mà che se perseveranno à loro le chiese rimangano vacanti et gli beni et stabile rimangano a cathci et gli capitoli ò altri à cui spetta l'elettione di prelati ipso facto procedano alla nuova elettione, et se gli nostri sudditi passeranno à loro ci habiamo riservata la potestà di castigargli, nel che anco è stato molto da sbattere, perche questi tristi non volevanno intenderlo; et questo era il principal punto che volevanno ottener in questa dieta, pure han havuto patienza et l'haveranno

Poi seguito il re che ancora volevano essi protestanti licenza di poter tenere gli beni occupati et giurisdittione ecclesiastiche in perpetuo, et manco questo hanno ottenuto, ma si tollerà et permette quod illa habeant usque ad religionis concordiam dumtaxat, perche non si può far di manco essendo gia detti nelle mano loro. Delle cose poi della religione circa il modo de concordare non ho fatto altro ne penso si farà al presente, sed negotium differetur in alium locum et tempus commodius, si perche la cosa è di grandissima importanza, si perche io non posso stare piu qui, perche mi bisogna andar a governar gli miei stati

Don Giovane d'Aiala* mi dimandò: che intendi tu del re Massimiliano circa la sua fede? Al che io risposi riservatamente, ancor che alle giorni passati io havessi inteso non sò chè di lui, ch'io l'haveva por principe catto, mà che questi lutherani vadavano dicendo che gli era della parti loro. All' hora mi sciolse il sacco, ch'esso claudiva terribilmente et che 'l suo maestre di casa era lutherano con gli primarii della corte, gli quali non

* Don Juan de Ayala sollte ebenfalls als kaiserlicher Gesandter nach Polen gehen.

andavano à messa et tenevano la perfidia degli lutherani, et più che s'intendeva secretamente che il duca di Sassonia è con questi altri protestanti et che hora tiene mano a sollevare il re di Polonia, il quale pur che vacille nelle cose della religione; et molte cose disse in questa materia et che la cesa. m. faceva che andasse a Viena et parlasse con la regina di Bohemia et osservasse diligentemente tutti gli andari de Massimiliano et l'avvissasse, perche s. mta si volea chiarire di fatti suoi et che poi andasse in Polonia

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Veggo che questa cosa preme la ces mta si per la religione come forse per l'imperio, perche dicono Massimiliano attendere alli parti lutherani per haver i voti di questi elettori lutherani et l'inclinatione degli principi secolari, gli quali sono di questa farina, et più hò anco inteso che in questa lega di Massimiliano entra anco il duca di Baviera suo cognato, il quale havendo collera con l'arcivescovo di Salzburgh per haver consentito nel 'ellettione fatta della sua persona, desidera dargli una stretta et che Massimiliano gli ha scritto: si tu vuoi castigar questo phaf (cioè prete) io ti ajutero molto volontieri. Dicono anco che l'anno passato Massimiliano hebbe un predicatore lutherano che haveva moglie et figliuolo, mà che il re glielo fece levare et che la vigilia del corpus domini egli si parti di Viena per non essere presente il di siguente alla processione che si fà ogni anno. Dicono più oltre gli spagnoli di qui, che chiarito che sia l'imperatore di questo fatto, gli vuol torre la moglie, perche non vuol che stia sua figlia con un marito heretico, et che il Re qui sà ogni cosa mà che non lo può proibire, perchè ha paura gli faccia rebellare la Bohemia l'Austria et l'Unghria et che per tal causa l'hà levato dal governo del regno di Bohemia et postovi Ferdinando, lamentandosine molti di quel regno chè tutto heretico, che sua mta. gli havesse provisto d'un re et poi subitamente glielo havesse tolto.

(Leg. 644. fol. 87.)

12. Idem. 6. September 1555.

Alcuni consiglieri di principi catholici mi

nuti a pregare che havendo essi inteso gli lutherani

voler instare appresso la mà del re che fusse contenta lasciar indeciso l'articolo del transito libero di catholici a lutherani et non risolverlo mà riservarlo alla prima futura dieta, io fussi contento non abbandonargli anco in questo punto, et che havendosi fatti tanti ufficii in questa dieta, in questi pochi giorni se facesse anco questo per ultimo, perche si sua ma si mutasse in lasciarlo hora indeciso sapendosi da tutti che ella l'ha risoluto, la parte adversa la publicarebbe per concluso in suo favore, il che darebbe occasione ad alcuni prelati che hanno voglia di diventar lutherani di trassinar seco le chiese et farle patrimoniale come s'è fatto in Prussia, la qual cosa vedendo io essere più che vera subito son andato dal re

Der Bischof reist am 7. September ab nach Polen. Bei dem Ende des Reichstages ist kein Nuncius zugegen.

13. Papst Paul IV. an den Kaiser. 6. September 1555.

Paulus Papa quartus.

Charissime in Christo fili noster salutem et apostolicam benedictionem. Laudare satis non possumus charissimum in Christo filium nostrum Ferdinandum Romanorum regem tuae serenitatis hermanum: eam in religione et fide catholica tuenda pietatis constantiam prae se perpetuo fert, eamque sanctae huius sedis dignitatis et auctoritatis nostrae libertatisque ecclesiae ubique apud omnes habet rationem. Quemadmodum in praeterito Augustae conventu cum ex multorum ac praesertim venerabilis patris Aloisii episcopi Veronensis nostri et apostolicae sedis illic nuntii, tum ex ejus serenitatis literis clarius in dies ab eo fieri perspicimus. Cum tamen in conventu ipso multa ut audimus proponantur quae vel penitus rejicere vel aliqua ex parte moderari potius in tuae serenitatis auctoritate quam in ejus potestate positum videatur, ac propterea, ni auctoritas ipsa tua accedat, non temere dubitandum sit, ne catholici ac boni tandem succumbant penitusque actum sit de religione, et si serenitatem tuam de his omninibus rebus diligentissime a suis fieri certiorem putamus easque non minus quam nobis ei cordi esse et pro rerum ipsarum necessitate omnia opportuna remedia procurare: pro nostro tamen assiduo sumoque desiderio ut aliquando tandem vulnera haec tam gravia vel potius tam inveterata christianae reipublicae

ulcera aliquo saltem modo sanentur, hoc ad te scribendi officium tam necessario tempore noluimus praetermittere, quo quidem tuam serenitatem quanto majore animi studio possumus in Domino hortamur, ut ad serenissimum ipsum hermanum tuum, antequam ab adversariis in aliquam impiam sententiam eatur, ita velis perscribere, ut quam Rex ipse a tua serenitate probetur et quam tu ab eorum consiliis abhorreas omnes possint in nostras et universalis ecclesiae . . * sequuntur . . . . non assiduis stimulis urgetur.

Et quoniam non dubitamus Serenitatem tuam quae quanti haec intersint optime novit hoc et omnia facturam, quae tanti mali periculo possint occurrere, plura non scribemus. Praesertim cum venerabilis frater Hieronymus Archiepiscopus Consanus nuncius noster hac eadem de re copiosius cum serenitate tua locuturus sit.

Dat. Romae apud santum Mariam sub annalo Piscatoris. Die VI. Septembris MDLV. Pont. nostri Anno primo.

Binus.

Charm in Christo filio nostro Carolo Romanorum Impera

tori semper Augusto.

*Hier sind Lücken im Original.

(Leg. 882. fol. 189.)

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