Della storia e della ragione d'ogni poesia: volumi quattro

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Per Ferdinando Pisarri, 1742
 

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Seite 280 - Sovr' ogni sfera d' origin mortale ! Tu nata in gioja, noi miseri in pena ; Tu in libertade, noi nati in catena : Tu nata figlia, noi servi rubelli ; Tu d' onor degna, noi d' odio e flagelli. O te beata, te bella, te pura, Che tanto adorni la nostra natura ! Di quel candore, onde tanto se' lieta, Deh ! fanne parte allo tuo poeta ! VITTORIA COLONNA.
Seite 36 - 1 primo mio bel disio nacque: Lagrime triste e belle furon l'acque die t' han nutrita e più volte bagnata. Pietate in quella terra fortunata Nutrì il disio, ove il bel cesto giacque : La bella man ti colse, e poi le piacque Farne la mia per sì bel don beata. E mi par ad...
Seite 249 - Dolca é a notar come a ciascuna garra: B 3 Or fi vede il villan domar col raftro Le dure zolle , or maneggiar la marra : Or la contadinella scinta e scalza Star con l' oche a filar sotto una balza . In cotal guisa già l' antiche genti Si crede elfer godute al secol d' oro : Né fatte ancor le madri eran dolenti De...
Seite 179 - Non fia più, ch' io larghi il pugno, Se nel core suo rubello Pria non pianti asta, o coltello. SERAFINO AQUILANO. LA SPERANZA. LA speranza è sempre verde; Negli affanni mai si stanca : Ogni cosa al mondo manca; La speranza mai si perde. Può ben tor via la fortuna Stati, onori, ogni altro bene; Non può tor con arte alcuna Questa idea che ne mantiene : Mentre questa ne sostiene, La fortuna ne rinfranca ; Ogni cosa al mondo manca ; La speranza mai si perde. Allor cantali le sirene, Quando il mar...
Seite 53 - Altre dipoi ne vengono a furore Inverso il viso mio, forte ronzando ; Mi dan trafitte che ne vanno al cuore ; Io per I...
Seite 293 - ... dentro è rossa: Se ben non fumo o non cuoco col fiato, Son però quasi tutto brostolato. Non soffia tanto il serpe ne la macchia, Quando incantato s'annoda alla gruccia; Nè tanto il corbo irato grida e gracchia Per la carogna quando si coruccia, Quant' io, perchè mi tieni una cornacchia, E giucchi meco, come una bertuccia.
Seite 363 - Della vergin' Elisa è qui la spoglia, Che, morendo il fratel, morì di pianti : Doppio lutto ai parenti, eterna doglia Comune e pari alii infelici amanti ; Che, non essendo, misera, d' alcuno, Come pubblico ben dolse a ciascuno.
Seite 424 - Sian, dunque, i tuoi belletti ei lisci tuoi La pura acqua del fonte, onde ti lavi E la faccia e le mani ogni mattina. Non ti biasmerò già, se tu ti specchi Qualche fiata; chè lo specchio, al fine, 193 Cosa è da comportar, tutto che spesso Accresca in noi la vanità natia.
Seite 249 - Quanto giova a mirar pender da un' erta Le capre, e pascer questo e quel virgulto; E 'l montanaro a l' ombra più conserta Destar la sua zampogna e 'l verso inculto : Veder la terra di pomi coperta, Ogni arbor da' suo' frutti quasi occulto: Veder cozzar monton, vacche mugghiare, E le biade ondeggiar come fa il mare ! Or de le pecorelle il rozzo mastro Si vede a la sua torma aprir la sbarra : Poi quando muove lor col suo vincastro, Dolce...
Seite 282 - Belve gire ai lontan bofchi e montagne . O Povertade o Inerzia Tutti a forza ritiene i giorni altrui Non lunge dalle patrie Mura in un ozio che a fe ileflb increfce . Bello è il far ft da rapidi Cavalli trafportar di Regno in Regno, E fulle ruote fervide Varcare aflìfo e valli e felve e monti, Veder...

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